Ettore Adua: L’uomo
Secondo capitolo dell’intervista al Direttore Creativo di Nuvolari, Ettore Adua. Dopo aver scoperto le origini della sua passione per la moda (Leggi la prima parte), il suo percorso e l’inizio del suo viaggio che da più di 30 anni lo lega al brand, lasceremo da parte la figura del direttore creativo per concentrarci sull’aspetto umano della mente che ha creato l’universo Nuvolari.
Ettore, la storia di Nuvolari e della sua nascita è una storia di amicizia e di coraggio: si chiede mai dove sarebbe e cosa farebbe oggi se non avesse scelto la moda come settore?
Non saprei dire cosa avrei fatto se il mio percorso non si fosse unito a Nuvolari, ma posso dire che l’avrei fatto sicuramente bene.
Non voglio sembrare assolutamente una persona presuntuosa, ma mi ritengo un uomo intelligente.
Non mi sono mai posto limiti, e so di essere fortunato perché trovo il mio lavoro facile e i risultati di Nuvolari mi spingono a continuare nel mio lavoro con la stessa passione, buttandomici a capofitto, senza compromessi.
So che ama viaggiare. Quanto la curiosità e la voglia di scoprire il mondo influenzano le sue creazioni?
Visitare posti nuovi o tornare in luoghi dove ho lasciato un pezzo di cuore e di anima influenza tantissimo la mia creatività. Viaggio molto a livello personale, e altrettanto faccio per lavoro, e per un curioso di natura come me questa è una fortuna. Portiamo il brand Nuvolari in molte fiere europee, ed è sempre un bene confrontarsi con realtà internazionali: si ha la possibilità di vedere cose nuove, farle proprie e proporle.
L’idea di unire moda e food in un’unica area, come è il nostro C1b0 + Project a Montesacro è nata di ritorno da un viaggio.
Ma il viaggio come puro spostamento da un punto conosciuto a uno sconosciuto non è certo di ispirazione per nessuno, l’ingrediente necessario per lasciarsi ispirare da posti ed esperienze nuove, nella moda come nella vita, è la curiosità.
C’è qualcosa della sua vita privata a cui non rinuncerebbe mai?
Viaggiare, come ho appena detto, e alla libertà delle mie piccole comodità. Io non mangio mai a casa, per fare un esempio, amo scoprire sapori e ristoranti nuovi o rifugiarmi al tavolo di un locale in cui sono cliente affezionato o di proprietà di amici.
È una cosa a cui non voglio proprio rinunciare, e non avendo una cucina in casa mia, devo dire che non ho possibilità di fare altrimenti.
Un’altra cosa che mi piace molto è la scena notturna dei club, che è linfa vitale per la mia creatività.
Amo incontrare gente nuova, osservare come veste, capire come cambiano i gusti di sottoculture diverse e intercettare tendenze.