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Intervista al direttore creativo del gruppo Nuvolari, Ettore Adua – Part.3

Ettore Adua: Il Professionista

Nuovo episodio della lunga intervista con Ettore Adua, una figura chiave del mondo Nuvolari, vero e proprio deus ex machina del brand. Dopo aver parlato della sua passione per la moda (Leggi la prima parte dell’intervista) e aver scoperto i lati più personali del suo carattere e del suo vissuto (Leggi la seconda parte dell’intervista), torneremo a parlare delle sue idee e della sua esperienza come Direttore Creativo di Nuvolari.

C’è qualcosa che cambierebbe nel mondo della moda di oggi?
Il mondo della moda è uno dei tanti specchi della società, e purtroppo è un mondo dove c’è tanta falsità. Naturalmente un aspetto negativo non può definire un universo variegato e eterogeneo come quello del fashion, pieno anche di persone squisite. Io lavorando in questo campo vedo quello che succede nel mio settore, ma sono convinto che succeda ovunque. Un’altra cosa che mi dispiace è che la filiera della moda è in crisi, non è più al primo posto nella testa degli italiani, come succedeva fino a 15-20 anni fa e tutti nel settore ne risentono. E’ un riflesso del periodo di recessione e austerity che stiamo vivendo a livello nazionale e internazionale.

Se dovesse dare qualche consiglio a un giovane che vuole diventare un futuro Ettore Adua, cosa gli direbbe?
Sul lato imprenditoriale mi troverei costretto a suggerirgli di non aprire un’attività, e lo dico a malincuore, perché credo molto nella linfa e nell’energia dei giovani, ma vedo quanto sia facile oggi chiudere bottega in pochi mesi. Per chi invece vuole disegnare il consiglio è studiare e specializzarsi, e essere tenaci, perché non è un mondo facile il nostro, e bisogna credere moltissimo nelle proprie capacità. L’umiltà e la passione naturalmente sono gli ingredienti fondamentali, senza non si va da nessuna parte.

E se invece dovesse darsi una definizione, preferirebbe quella di artista o di artigiano?
Mi sento sicuramente più artista. Pur avendo una buona manualità e tanto senso pratico, prerogative necessarie all’artigiano, sento la definizione di artista più adatta al mio processo creativo.